In ogni caso, saltano le accuse di "complicità nella violazione del copyright" visto che sui server di TPB non ci sono file coperti da diritto d'autore: quelli sono sui computer di chi si scambia le informazioni, eventualmente protette (ma i bucanieri rivendicano che l'ottanta per cento di quanto passa sui loro tracker non lo è). Sul piatto restano invece i capi di imputazione per "complicità nella messa a disposizione", vale a dire quelli che implicano la collaborazione dei quattro alla violazione altrui delle leggi sul diritto d'autore. E per queste violazioni durante il terzo giorno sono cominciate a fioccare le richieste di risarcimento.
IFPI, in rappresentanza dei detentori di diritti sulla musica, ha chiesto un cifra che si aggira attorno ai 10 milioni di euro: non abbastanza, hanno spiegato, per compensare gli effettivi danni inferti da TPB all'industria musicale, ma abbastanza per farsi restituire quanto i quattro avrebbero indebitamente guadagnato in questi anni. Poi è toccato ai rappresentati del cinema e delle organizzazioni anti-pirateria, tutti con richieste di alcuni milioni. In discussione anche la mancata disponibilità della Baia a rimuovere i contenuti ritenuti illegali quando gli è stato richiesto.
Da parte loro, i quattro accusati hanno adottato una tattica complessa: ciascuno tenta di fare partita a sé, con Sunde che cerca di dimostrare, tramite il suo avvocato, che il suo è un ruolo puramente di portavoce e Carl Lundström (sempre tramite il suo avvocato) che rimanda la palla nel campo dell'accusa sfidandola a scovare nelle carte processuali la prova che lo colleghi allo scambio illecito di materiale coperto da copyright, lui che è semplicemente esponente del Partito Pirata.
La trama complessiva è evidente: appellandosi alla direttiva UE 2000/31/EC, quella sul commercio elettronico, i bucanieri provano a svincolarsi da ogni pretesa, dichiarandosi meri fornitori di un servizio, totalmente all'oscuro di quello che transita sul loro sito. "Chi fornisce servizi di questo tipo - ha spiegato uno dei legali - non è responsabile di quanto viene trasferito. Per divenire responsabile dovrebbe essere lui stesso ad avviare il trasferimento: ma gli admin di The Pirate Bay non lo fanno. Lo fanno gli utenti".
La difesa si è spinta, il terzo giorno, fino a richiedere la totale dismissione di tutte le accuse. Una dichiarazione di intenti più che formale, visto che la parola passerà effettivamente al collegio di legali dei quattro imputati solo a partire da oggi. IFPI, da parte sua, non si è mostrata troppo scoraggiata dalla scomparsa di metà dei capi di imputazione: "È una questione prettamente tecnica che non cambia niente nei termini di richiesta di compensazione (...) In effetti semplifica il lavoro dell'accusa, che ora potrà concentrarsi sulla messa a disposizione dei beni protetti dal copyright".
Proprio questo è forse il vero punto della questione: la messa a disposizione, vale a dire il nucleo attorno al quale si sono già combattute diverse battaglie al di qua e al di là dell'oceano tra i detentori dei diritti e gli utenti o i siti accusati di violazioni del copyright. I bucanieri si dimostrano certi del fatto loro, e ostentano la stessa sicurezza delle scorse settimane: ci sono feste ed esibizioni musicali in programma. Niente party per l'accusa, che comunque incassa il totale appoggio dell'industria dei contenuti.
Il processo, la cui durata prevista è di circa due settimane, procede spedito verso la sua conclusione. Comunque vada, sono tutti d'accordo, cambierà il profilo del P2P sulla Rete, come era già accaduto ai tempi d Napster: in che modo è ancora presto per dirlo. Se in meglio o in peggio, è una questione di leggi e di aspirazioni dei navigatori e dei detentori dei diritti.
Luca Annunziata